tavola rotonda
mercoledì 3 luglio 2019, ore 16.00
Sala Conferenze, Palazzo Bellavista
Bodei Cacciatore Capozzi Cocco De Boni Dessì Faiferri Messina Navarra Nunes Occelli Peghin Palma Ravagnati Soares Visconti
Il paesaggio minerario è una grande archeologia che si offre, oggi, come
un potente dispositivo della forma e dell’analogia capace di provocare un
senso della storia e della memoria dell’antico e l’immagine di una grande
macchina architettonica i cui ingranaggi, bloccati, generano una sorta di
sospensione della sua figura e il suo momentaneo offuscamento.
Gli aspetti, potremmo dire funzionali ed evidenti, non bastano, infatti,
a descrivere e rappresentare il paesaggio minerario dismesso. Siamo
di fronte, spesso, a straordinarie costruzioni geografiche artificiali,
architetture di terra e “nella terra”, infrastrutture, che si presentano
come ignote e di difficile decifrazione, avendo perduto il dato funzionale
originario che ne aveva determinato la loro condizione formale. Una
situazione che ci consente alcune riflessioni generali che, direttamente o
indirettamente, coinvolgono l’architettura.
L’archeologia è intesa come sistema di relazioni, segni, manufatti,
memorie sparsi nel territorio, che attendono una loro decifrazione che
può fondarsi su punti di vista diversificati. Gli argomenti progettuali
proposti si definiscono, in questo senso, come una serie di tematiche
alla scala territoriale che consentono di esprimere un progetto
complesso e polisemico, di natura strategica, capace di ripensare il
paesaggio minerario come archeologia, cioè spazio dell’interpretazione e
dell’invenzione.
La grande scala e la percezione/rappresentazione di un paesaggio
territoriale coincidono con la natura di questi sistemi minerari, mai
limitati alle relazioni solo localizzate ma sempre interrelati con il fatto
geografico e con i processi ambientali più vasti. Questi scenari sono,
quindi, le cornici entro cui approfondire, anche puntualmente, il progetto
di architettura.